Avevo scritto tempo fa un articolo sulla percezione umana, inserito in un contesto riguardante la comunicazione subliminale che spesso confida nei limiti della percezione umana, oggetto tra l'altro di una intervista che mi era stata fatta dalla rivista Wired. Vi ripropongo questo scritto, arricchendolo di ulteriori spunti di riflessione, perché lo ritengo molto interessante per capire come determinate cose avvengono e perché a volte ci comportiamo in un determinato modo.
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Iniziamo col dire che per percezione intendiamo il prendere coscienza di una sensazione, ovvero il processo psichico mediante il quale possiamo ricevere e interpretare ciò che ci viene comunicato dai nostri sensi. Nello specifico, essa consiste nell' assegnare un significato agli stimoli provenienti dagli organi di senso e nell'attribuire ad essi proprietà fisiche.Dobbiamo dire inoltre che, secondo il senso comune, le proprietà fisiche attribuite ai dati dell'esperienza sono oggettive e la percezione è una mera registrazione sensoriale. Per quanto concerne invece la psicologia scientifica, esse sono frutto di un'elaborazione mentale e risentono di processi cognitivi di classificazione.
La percezione dunque non è altro che la realtà trasmessa al nostro cervello come i nostri sensi la vedono e la sentono.
Viene spontaneo allora chiedersi come mai una macchina perfetta come quella umana non riesce a percepire gli stimoli sotto la soglia della coscienza, come quelli dei messaggi subliminali. La risposta è insita nel fatto che la percezione umana restituisce un risultato che non rispecchia in maniera speculare la realtà, ossia esistono dei limiti fisiologici della percezione.
Già i filosofi della Grecia classica avevano scoperto l’imperfetta corrispondenza tra il mondo quale è e la sua immagine che i nostri sensi ci trasmettono.
Anche Cartesio, che opera come scienziato e filosofo per tutta la prima metà del 1600, parla dell'inganno dei sensi in quanto siamo dotati di un apparato percettivo che non è in grado di cogliere la vera struttura dell'universo. I sensi ci possono dunque ingannare se tentiamo di superare i limiti della percezione umana.
Sono tanti gli esempi dai quali si evince chiaramente l’inganno da parte dei sensi.
Uno degli esempi più lampanti è quando vediamo un bastone che ci sembra spezzato perché immerso in parte nell’acqua. Ci sono limiti fisiologici della percezione che non consentono, per esempio, all’occhio umano di percepire gli infrarossi o all’orecchio di captare suoni al di sotto di una certa frequenza.
La mente, quindi, sulla base delle informazioni trasmessegli dai sensi, costruisce una sua realtà che spesso si discosta da quella reale.
Si può parlare in questo caso di realtà virtuale. Ed è proprio su questi limiti dei nostri sensi che si basa la realtà simulata e creata attraverso l'uso del computer in cui si cerca di simulare il più realisticamente possibile la realtà effettiva. In pratica però, per problemi dovuti alle tecnologie ancora poco sviluppate e per altri inconvenienti come la limitata capacità di calcolo degli attuali sistemi informatici, non si è ancora raggiunto il realismo necessario a non accorgersi della differenza tra i due ambienti. Attualmente, la quasi totalità di questi ambienti virtuali rimangono prevalentemente esperienze visive e sonore. Gli ambienti virtuali vengono al momento programmati per alcune categorie di utenti, come ad esempio i piloti di aerei che utilizzano questa tecnologia per prepararsi al volo.
Percezione dunque che è la base intrinseca della realtà virtuale. In passato sono stati fatti tanti studi ed esperimenti per meglio comprendere i meccanismi che regolano la percezione umana. Tra questi ricordiamo l’impegno profuso dai rappresentanti della Gestalt. La psicologia della Gestalt, parola tedesca che significa “forma”, detta anche, appunto, psicologia della forma, è una corrente psicologica che nacque agli inizi del XX secolo in Germania e continuò poi negli USA dove i principali autori si trasferirono nel periodo delle persecuzioni naziste.
Secondo le basi concettuali della psicologia della Gestalt, non è corretto suddividere l'esperienza umana nelle sue componenti elementari, ma bisognerebbe considerare piuttosto l'intero come fenomeno sovraordinato rispetto alla somma dei suoi componenti: "L'insieme è più della somma delle sue parti". Quello che noi siamo e sentiamo, il nostro stesso comportamento, sono il risultato di una complessa organizzazione che guida anche i nostri processi di pensiero. La stessa percezione non è preceduta dalla sensazione ma è un processo immediato, influenzato dalle passate esperienze solo in quanto queste sono lo sfondo dell'esperienza attuale. Per comprendere il mondo circostante si tende a identificarvi forme secondo schemi che ci sembrano adatti, scelti per imitazione, apprendimento e condivisione, e attraverso simili processi si organizzano sia la percezione che il pensiero.
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